Chi era Francesco Angeloni

Francesco Angeloni

Nato a Terni intorno al 1580, Francesco Angeloni rappresenta la figura più eminente del panorama culturale ternano del Seicento. Il padre, un notaio, lo avviò agli studi giuridici e ben presto il giovane Angeloni si trasferì a Roma dove ricoprì per molti anni la carica di segretario e poi di protonotaio apostolico del cardinale Ippolito Aldobrandini. Ma gli interessi più veri del Nostro erano rivolti alla storia ed alla letteratura. Angeloni fu un avido collezionista di oggetti antichi, in particolare di monete, ed usò il suo museo privato per ricavarne un’opera, la “Historia Augusta da Giulio Cesare a Costantino il Magno illustrata” (Roma, 1646) dedicata a Luigi XIII di Francia che ne favorì la diffusione nel suo regno.

La passione letteraria di Angeloni si espresse principalmente nell’ambito teatrale sull’onda del gusto arcadico imperante in quel periodo. Fece parte dell’Accademia perugina degli Insensati e scrisse alcune commedie la più celebre delle quali è intitolata “Gli irragionevoli amori”. Di Angeloni ci restano anche trentotto novelle di ispirazione boccaccesca autografate ma mai pubblicate per motivi a noi ignoti.

Passò la maggior parte della sua vita a Roma, senza mai dimenticare tuttavia la città natale; negli ultimi anni soggiornò spesso e per lunghi periodi a Terni, e attraverso una serie di indagini storiche condotte da lui stesso, giunse alla composizione dell’opera “Historia di Terni”, edita nel 1646 e dedicata al potente cardinale Giulio Mazzarino, Primo ministro del Regno di Francia.  La pubblicazione, appoggiata e sostenuta dalla giunta comunale ternana, è animata dalla volontà di rivalutare ed esaltare la propria città. D’altronde l’amore di Angeloni nei confronti di Terni era già testimoniato nella novella pastorale “Velino e Nera” composta con l’intezione di umanizzare e mitizzare la confluenza dei due fiumi che dà luogo alla Cascata delle Marmore.

Francesco Angeloni si spense a Roma il 29 novembre 1652 lasciando come unico erede il pittore Giovan Pietro Bellori, suo nipote. Il museo privato di Angeloni fu smembrato e venduto dai discendenti.